ILLUMINAZIONE A EFFETTO

ILLUMINAZIONE A EFFETTO

A CURA DI BARBARA GEROSA

La luce può essere considerata un impalpabile materiale di architettura. Un interno spettacolare, se viene male illuminato, può addirittura passare inosservato. Al contrario, un ambiente convenzionale diventa speciale con l’apporto di un corretto progetto illuminotecnico. Con le nuove tecnologie, poi, oltre all’aspetto estetico si devono valutare i fattori della qualità cromatica e del risparmio energetico.

A fare il punto sulla cultura della luce è stata la ‘Giornata internazionale della luce: il ruolo dell’illuminazione’ svoltasi a Milano il 22 giugno 2015. L’iniziativa, organizzata da Aidi (Associazione Italiana di Illuminazione) in collaborazione con Enea e il patrocinio del Comune di Milano e di Anci, ha chiamato a raccolta prestigiosi lighting designer impegnati nella valorizzazione degli spazi urbani e di quelli a scala più ridotta. Tra i relatori, Piero Castiglioni (Apil) ha fornito un’importante chiave di lettura per affrontare il progetto di illuminazione: l’atteggiamento giusto è quello etico, del rispetto dell’architettura e dell’opera da illuminare. Si procede così: prima è necessario decidere che cosa fare e poi come farlo. Il lighting designer, è un artigiano più che un artista. La scelta coinvolge la sorgente luminosa e l’apparecchio, le due componenti sono inscindibili l’una dall’altra. Interessante è stato anche il punto di vista dello studio dell’architetto Michele De Lucchi, autore tra l’altro dell’illuminazione della Pietà Rondanini nella nuova sede al Castello Sforzesco di Milano. Nel caso di un contesto storico artistico di pregio il lighting designer non deve proporre un’illuminazione interpretativa, ma una luce silenziosa. Il convegno fa parte di una delle iniziative organizzate in occasione dell’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce (IYL 201) voluto dalle Nazioni Unite per aumentare la consapevolezza di uno sviluppo sostenibile.

Nell’immagine di apertura, la nuova illuminazione del Grote Markt, Anversa, Belgio, un progetto della lighting designer Susanna Antico (presidente Apil, Associazione Professionisti dell’Illuminazione). Foto di Benno van den Bogaert.

La nuova illuminazione del Duomo di Milano

ERCO: La nuova illuminazione del Duomo di Milano

“Longh cume la fabbrica del Domm”, dicono i milanesi nel dialetto lombardo, quando una cosa non ha fine. Lungo come la costruzione del Duomo, perché a questa cattedrale nel cuore della metropoli settentrionale italiana si lavora dal 1368. La nuova luce è opera degli efficienti strumenti di illuminazione di ERCO.

Nella luce del vecchio impianto di illuminazione del Duomo l’ambiente non presentava alcuna tensione, sembrava quasi trascurato: i washer per lampade a scarica ad alta pressione da 400 W erano montati all’altezza della base delle volte e da lì illuminavano l’ambiente in modo per lo più indifferenziato con una tonalità da luce fredda diurna. Una soluzione oggi non soddisfacente, dovuta al fatto che al tempo della loro installazione non erano disponibili delle sorgenti luminose con un’efficienza energetica migliore e con una durata più lunga. Dati i suoi molteplici compiti, per la Fabbrica del Duomo i costi di gestione e di manutenzione sono sempre un fattore critico perché, cosa tipica per le istituzioni culturali, incidono pesantemente su di un budget corrente limitato, mentre per degli investimenti una tantum si può spesso ricorrere a mezzi e finanziamenti straordinari, o a donazioni.

Un nuovo livello di qualità della luce
Visti i presupposti, i committenti erano aperti al progetto dei lighting designer di sfruttare la tecnologia dei LED per raggiungere da un lato un nuovo livello qualitativo ed estetico, e dall’altro lato per ammortizzare nel lungo periodo l’investimento in pregiati strumenti di illuminazione grazie ai risparmi energetici e sulle manutenzioni. Siccome i progettisti volevano mantenere i punti di montaggio alla base delle volte a 30 metri di altezza, si poteva continuare ad utilizzare l’impianto elettrico esistente. Inoltre in tal modo gli apparecchi restavano al di fuori del campo visivo del visitatore e potevano al tempo stesso essere orientati perfettamente sulle superfici e sugli oggetti della chiesa. Il passo decisivo per arrivare ad un progetto di illuminazione differenziato è stato ottenuto con la decisione di ricorrere ad un numero di apparecchi molto maggiore, per poter svolgere in modo ideale nell’ambiente dei compiti di illuminazione specifici con diverse potenze e diverse geometrie dei coni di luce. Con le tecnologie convenzionali non si sarebbe potuto gestire i problemi di manutenzione derivanti da una tale quantità di apparecchi montati in punti così difficilmente accessibili: solo gli apparecchi per LED, che non richiedono manutenzione, offrivano dei margini per un simile progetto.

Il concetto sviluppato da Ferrara Palladino integra diverse componenti: da un lato si ha un’illuminazione omogenea delle volte gotiche, presentate per la prima volta in questo modo. Con questa illuminazione diffusa del soffitto l’ambiente appare alto e luminoso. La luce indiretta si intreccia con l’illuminazione zenitale sulle superfici del pavimento, “una specie di tappeto di luce che collega gli spazi rende il tutto più lieve”, spiega Pietro Palladino. Su questa illuminazione di fondo, l’illuminazione d’accento crea dei contrasti per orientare la percezione: sulla ritmica delle colonne slanciate, ma anche sui singoli oggetti messi in risalto, come le sculture sacre, gli altari ed i dipinti. Per tali compiti di illuminazione, che richiedevano di realizzare da distanze di 40 o 50 metri dei contrasti di luminosità nettamente percepibili, erano necessari dei faretti con un’irradiazione a fascio particolarmente stretto e con alti pacchetti di lumen, come quelli offerti da ERCO grazie agli innovativi sistemi ottici Spherolit per LED. I progettisti non hanno fatto ricorso a degli impianti di programmazione luminosa, ma hanno strutturato l’illuminazione in gruppi di apparecchi commutabili, in modo da poter ottenere delle situazioni luminose adeguate alle diverse occasioni e situazioni di utilizzo.

E’ un Duomo di Milano rivelato quello mostrato dal nuovo impianto d’illuminazione inaugurato con il coinvolgimento della città l’1 maggio alle 21.30 alla presenza del Cardinale Angelo Scola.

Dalle ore 21.00 ogni persona che è entrata in Cattedrale ha acceso liberamente una candela ai piedi dell’Altare Maggiore e si è unita al rinnovato racconto di luce del Duomo, cresciuto via via fino al momento dell’accensione che si è tenuta alle ore 21.30. Ha partecipato a questa grande occasione S. Em.za il Cardinale Arcivescovo Angelo Scola.

Sono seguiti i saluti di Monsignor Gianantonio Borgonovo, Presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo, di Antonella Ranaldi, Soprintendente Belle Arti e Paesaggio di Milano e di Pietro Palladino, ingegnere progettista del nuovo impianto di illuminazione.

La nuova grande illuminazione che si avvale di led ad alto risparmio energetico si è presentata alla città, partendo dal segno della candela.  Migliaia di lumi arricchiti dal bagliore di suggestivi candelieri posti sull’Altare Maggiore sono stati la cornice scenografica che ha accolto fedeli e turisti in Duomo. Grazie a un ideale collegamento con tutta la piazza, la città è stata quindi coinvolta in prima persona a condividere una festa di luce.

Un progetto grandioso dai numeri importanti.

  • 23,7 kW – la potenza totale installata di progetto, circa un terzo di quella del vecchio impianto d’illuminazione.
  • 15 kW – sono stati installati
  • 784 – i corpi illuminanti previsti
  • 30.400 – le ore di accensione dell’impianto d’illuminazione del Duomo di Milano in un anno
  • 12.000 m – la lunghezza del cavo elettrico installato
  • 50.000 ore – la durata di vita dichiarata dei corpi illuminanti

 

Per celebrare questo speciale evento, si è tenuta un’esecuzione della Cappella Musicale del Duomo di Milano diretta dal Maestro di Cappella don Claudio Burgio, accompagnata dalle note del Grande Organo.

Il Giardino delle Meraviglie – Lingotto Torino

Il Giardino delle Meraviglie del Lingotto di Torino torna a splendere con la nuova progettazione a led.

Abbiamo concluso qualche giorno fa le ultime prove in notturna per dare un nuovo volto al Giardino delle Meraviglie.

Consumi ridotti del 70%,  una resa cromatica altissima,  una installazione non facile per diversi aspetti tecnici.

Nelle prossime settimane speriamo di avere il via per la sostituzione completa degli oltre 100 apparecchi destinati all’illuminazione del

giardino tropicale più famoso di Torino disegnato da Renzo Piano per il Lingotto.

Che cos’è il Giardino delle Meraviglie.

Durante la settimana è una piacevole oasi urbana dove concedersi un aperitivo lontani dal traffico. Nei weekend, è un ritrovo familiare che riserva ai bimbi una sensazione di piena libertà. Grande versatilità per il Giardino delle Meraviglie, nella corte interna del Meridien Lingotto, in una porzione dell’ex fabbrica Fiat del 1920. Un posto frequentato da ospiti dell’hotel e dai torinesi, che tra fiori, piante e gazebo d’ispirazione orientale si sentono già in vacanza.