Torino Magazine parla di noi

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BIGLIA, QUANDO LA LUCE FA LA DIFFERENZA di Laura Sciolla

Un nome storico per quel che riguarda la fornitura all’ingrosso di materiali elettrici ha saputo re-interpretarsi dando vita ad un servizio di  progettazione e consulenza per il lighting design. Biglia racconta il suo presente fatto di idee… luminose

Non è comune trovare una realtà specializzata nella vendita all’ingrosso di forniture elettriche con all’interno uno studio di progettazione, con tanto di architetto (Simone Gabbini) specializzato in lighting design; confrontarsi con una società che, vantando più di cinquant’anni di storia alle spalle, abbia saputo trovare un nuovo core business rispondendo alle esigenze del cliente, combinando con grande sapienza esperienza, attenzione al prezzo, gusto estetico. Non è comune, ma Biglia corrisponde esattamente a questa descrizione.

Dal 1986 è Pietro Orlandella (soprannominato zio Pietro),  a guidare l’azienda tutt’oggi tra le più qualificate nel mercato all’ingrosso. Con l’ingresso del figlio Gaetano a fianco dei cugini e della sorella è però diventato il lighting design la fonte di vanto per Biglia: se il primo intervento  fu l’illuminazione dell’albero di Natale in piazza del Duomo a Milano, di lì in poi è stato un susseguirsi di interventi ‘importanti’. «La nostra famiglia ha sempre avuto clienti di un certo calibro. Tra le nostre referenze annoveriamo La Stampa ,il Lingotto, Nh Hotels, Sagat, Smat,  il teatro Regio… Ho avuto così la fortuna di ereditare questo bagaglio di esperienze e svilupparlo in un ramo fino ad ora non trattato, quello dell’illuminotecnica».

Negli ultimi quattro anni musei, locali, negozi ma anche clienti privati si sono rivolti allo staff di Biglia per chiedere la consulenza nella progettazione del proprio impianto luminoso: «Siamo in grado di soddisfare le esigenze di un ristorante stellato allo stesso modo di una giovane coppia di sposi. La passione che esprimiamo è la medesima: sarà il progetto ad essere calibrato a seconda delle richieste, di risultato e di prezzo». Gaetano spiega come la tecnologia offra oggi molteplici possibilità: sarà lo studio di progettazione di Biglia a garantire il prodotto giusto nel posto giusto; scegliendo, ad esempio, una delle proposte di Erco, azienda tedesca leader a livello internazionale per l’illuminazione di cui Biglia è rivenditore («E’ un grande onore essere stati riconosciuti da un marchio di tale forza per la nostra capacità di far uso dei suoi prodotti in progettazione»).

Ma, allo stesso tempo, il led ha permesso di lanciare nuove sfide sul mercato tradizionale con soluzioni superlative, non necessariamente a costi esclusivi. Contemporaneamente, l’illuminazione è diventato un elemento chiave nella progettazione di uno spazio: «… ci troviamo così coinvolti fin dall’inizio nello studio degli ambienti, in un dialogo continuo ed entusiasmante con le diverse professionalità. Insieme, fungendo il ruolo di collante tra questi partner qualificati, arriviamo a dare la risposta al sogno di ogni nostro cliente, puntando sempre sulla qualità». Sarà questo il futuro di Biglia.

I LOFT YOU – 28 MAGGIO 2015 – ORE 20.00

INVITO APERTO:

I LOFT YOU – 28 MAGGIO 2015 – ORE 20.00

C.so Francia 35 – Torino. Per info: 011.43.43.208

Partendo proprio dal loft, Onlywood & iLuminanti nella serata di giovedì 28 maggio ci accompagneranno in un percorso di emozioni sensoriali, dove arte, design e gusto di incontreranno per fondersi in uno straordinario evento innovativo.

Per la serata otto artisti e le loro opere trasformeranno i loro spazi in galleria d’arte, dove il profumo della pizza, cotta in forni altamente tecnologici e accompagnata da birra artigianale, si sposerà con la cucina vegana e tradizionale, in un gradevole concept multisensoriale.

L’arte scopre in Onlywood un nuovo contenitore, opere grafiche e fotografiche dialogano con pareti decorate, opere tessili con arredi artigianali dal design ricercato, regalando una nota suggestiva ad un ambiente caldo ed accogliente.

Un ambiente autentico, vivo.

E’ giusto parlare d’arte e design all’interno di un unico contesto e ci piace impegnarci affinchè tutto questo funzioni davvero.

Onlywood oggi, in veste di galleria d’arte offre ai visitatori una piacevole interazione tra arte, arredamento e ottima cucina!

Art, good food & Onlywood.

La Rivoluzione Sottile di BTicino

La Rivoluzione Sottile di BTicino con le nuove placche AIR

AXOLUTE AIR: È la nuova gamma di Axolute, sottilissima, in linea con le moderne tendenze del design.

LIVINGLIGHT AIR: Proponila ai tuoi clienti al posto delle solite placche in plastica.

Minimo spessore, geometrie nette, cura dei dettagli, monocromatismo: questa è l’essenza della Rivoluzione Sottile,

che puoi apprezzare nelle versioni Livinglight o Axolute.

L&L veste di luce il Dar il-Hanin Samaritan

I sistemi di illuminazione a tecnologia LED L&L Luce&Light sono stati scelti per illuminare il Dar il-Hanin Samaritan di Santa Venera, nell’isola di Malta.

Disegnato dall’architetto maltese Richard England, il Dar il-Hanin Samaritan mette a disposizione le proprie sale conferenze e i propri uffici ai membri della comunità cristiana M.U.S.E.U.M., fondata a Malta agli inizi del ‘900. Il complesso è stato concepito come un contesto profondamente meditativo. La forte componente spirituale è esaltata dagli ampi spazi che alternano forme e volumi a specchi d’acqua e aree verdi, caratterizzate da elementi decorativi essenziali. Il risultato è un ambiente dinamico, in cui soluzioni architettoniche complementari coesistono in modo sinergico.

Un ruolo chiave nell’esecuzione del progetto è stato svolto dai professionisti di Light Design Solutions Limited (Malta), che hanno accuratamente pianificato gli interventi di illuminotecnica. I sistemi a marchio L&L sono stati utilizzati per illuminare sia ambienti interni, sia spazi esterni, utilizzando prevalentemente luci dalle tonalità calde. Le aree esterne sono state valorizzate in maniera scenografica, utilizzando apparecchi di volta in volta differenti. Accanto a soluzioni più tradizionali, adottate per l’illuminazione di percorsi pedonali, scalinate e fontane, convivono spunti decisamente più inusuali. Ne sono un esempio le colonne valorizzate con effetti tridimensionali o le proiezioni create illuminando la sagoma di alcune palme in maniera molto decisa.

Particolarmente innovativo è il light design concept sviluppato nella Cappella. L’area è stata illuminata installando sul soffitto a cassettoni dei paletti tradizionalmente impiegati nelle aree esterne. Il risultato di questa scelta poco comune è un’illuminazione indiretta calda, che enfatizza la spiritualità di questo ambiente. Decisamente suggestivi, inoltre, i contrasti creati tra la luce calda degli ambienti e le tonalità fredde utilizzate per gli specchi d’acqua, che esaltano ancor di più la valenza spirituale di tale elemento.

I sistemi di illuminazione L&L hanno rimarcato la peculiare vocazione del luogo, con lo scopo di coinvolgere ulteriormente gli ospiti nell’atmosfera del Centro.

INTERVISTA A ERNESTO GISMONDI

INTERVISTA A ERNESTO GISMONDI

di Silvano Oldani

Presidente Gismondi vede segnali di ripresa nel nostro paese e il settore dell’illuminazione che ruolo può svolgere?
Deve assolvere il suo compito, “accendere la luce”! Così ci guarderemmo intorno e riusciremmo a vedere che al di là della crisi è possibile ripartire mettendo a frutto alcune esperienze positive maturate nel tempo.

Il suo è un segno di fiducia.
La crisi nel nostro settore è cominciata tre anni fa, adesso si è fermata e ci sono dei segnali di ripresa. Rispetto a quanto fatto fino ad oggi occorre adottare maggiori misure volte ad agevolare e incentivare l’attività delle nostre imprese, il resto non conta.
È vero, ad esempio, che un’azienda come Fontana Arte, che vanta una bellissima storia e rappresenta una parte importante del mercato italiano, ha visto rallentare la propria crescita – anche se non credo per ragioni politiche ma semplicemente legate alla difficoltà oggettive nella gestione imprenditoriale in un Paese come il nostro. Tuttavia passando in Corso Monforte è possibile oggi ammirare il loro nuovo splendido negozio e non penso siano così poco avveduti da investire in modo significativo in un’azienda in difficoltà.

Ricerca e sviluppo di prodotti e tecnologie sono gli ingredienti vincenti in una forte competizione. Che cosa vuol dire competere in un mercato globalizzato? La sua azienda come sta orientando il proprio sviluppo?
Lei parla di innovazione. Di sicuro un’azienda che non investe in tal senso è destinata a scomparire. Sarebbe come se una casa di moda continuasse a presentare gli stessi modelli, potrebbe chiudere più rapidamente di altre. Questo vale anche nel nostro settore, perché siamo sempre alla ricerca di un prodotto migliore, non solo diverso. Ma il punto nodale è un altro: quando non si investe in ricerca – grazie alla quale confido che Artemide possa avere una lunga vita di crescita – non si può creare nulla di nuovo, si può solamente acquisirlo da altri. Faccio un esempio: viene messo sul mercato un nuovo tipo LED mediante il quale si ottiene molta più luce e tutti corriamo ad acquistarlo: abbiamo dato un contributo all’innovazione acquistando quel LED?

AXA Porta Nuova, Milano 2013 ©Beppe Raso

Oggi non solo nel design tutto è progetto. Ogni cosa che abbiamo sotto gli occhi, realizzata, viene intesa come progetto. Il gesto, anche il più semplice, è progetto. Ma non sempre metodo e rigore lo accompagnano. Molte volte si tratta più di stupore, contaminazione, moda, che ricerca…
Per quanto riguarda la luce non vedo cos’altro si possa fare! Bisogna realizzare un progetto, che vuol dire ideare un prodotto che risponda a tutta una serie di necessità, cercando di capire dove queste ultime si trovino, che forma abbiano e se siano necessità reali e non semplice espressione di una moda. I LED non rappresentano certamente una moda, bensì una rilevante espressione tecnologica che, “o si cavalca o semplicemente si è destinati ad andare a piedi”. Indispensabile è comunque progettare.

Ci sono, a suo parere, passaggi nella filiera produttiva delle nostre aziende che il mercato internazionale impone? E da quali non si può prescindere per un prodotto Made in Italy?
Lei ha introdotto una questione importante. Noi ci rivolgiamo all’Asia non solo per vendere, ma anche per acquistare e la nascita e lo sviluppo della tecnologia LED è il frutto dell’impegno di grandissime e capacissime aziende che monopolizzano l’intero mercato. Verificare se esistono prodotti nuovi vuol dire affacciarsi a nuovi mercati che dobbiamo cercare di sensibilizzare ma non è semplice – fondamentalmente per un problema di cultura – convincere un individuo a comprare una lampada di Artemide o di Luceplan se non ne comprende il valore. Oltre naturalmente a un problema di costo.
Tuttavia per le nostre aziende esistono mercati da sviluppare, il problema è come sensibilizzarli e quanto dover spendere per farsi conoscere. Non è facile anche perché i prodotti vengono copiati. In Cina “e dintorni” si trovano tantissime lampade Tolomeo non prodotte da Artemide, copiate malamente dato che chi le realizza non comprende esattamente cosa significhi il design, eppure ne vengono vendute parecchie e questo vuol dire che il mercato non possiede una cultura tale da cogliere le pur evidenti differenze rispetto al prodotto originale.
Nel nostro settore si è convincenti solamente quando come interlocutori si hanno professionisti in grado, quando realizzano un progetto ad esempio di un palazzo o di un grande albergo, di comprendere quali prodotti utilizzare.

Il Suo Gruppo. Due divisioni: architetturale e design, oltre 125 milioni di fatturato, presente in 98 paesi, 24 società controllate, 50 showroom monomarca nelle più importanti città del mondo, 750 dipendenti, di cui 68 impegnati in ricerca e sviluppo, che esporta il 75% della produzione, nel 2008 aveva ricevuto l’autorizzazione per essere quotato alla Borsa di Milano. Un progetto definitivamente nel cassetto o solo in attesa di tempi migliori?
Sui giornali viene regolarmente data la notizia che Artemide sarà quotata in Borsa. Essere quotati in Borsa vuol dire chiedere a qualcuno del denaro per partecipare e contribuire a quello che noi chiamiamo sviluppo e non significa ricevere semplicemente dei soldi in cambio di una parte delle azioni. La quotazione in Borsa offre la possibilità ai futuri acquirenti, speriamo tanti, di investire su un’azienda sana e ben organizzata dove non esistono segreti; naturalmente questo impone a tutti maggiori responsabilità.

Hotel Boscolo Exedra Milano ©Beppe Raso

Questa è una bella notizia…
Anche per me, ma non ci siamo ancora arrivati…

“The human light” è la filosofia di Artemide, promossa da Carlotta de Bevilacqua negli anni ’90, che ha rivoluzionato il modo di immaginare e progettare la luce, di conseguenza anche gli apparecchi, per andare incontro ai bisogni delle persone, al loro benessere, mentre negli anni 2000 crea un altro progetto innovativo capace di combinare la luce con altre componenti tecnologiche così che l’apparecchio diventa polifunzionale e poli sensoriale: una luce personale, quasi privata. Che cosa hanno significato per l’azienda tali ricerche che si sono andate a consolidare con successo nella vostra produzione e nel vostro brand?
Abbiamo capito che il business è rappresentato dalla realizzazione di nuovi prodotti e intuito che occorre continuare a progettare lampade con stile e creatività. Compreso ciò, ci siamo confrontati arrivando alla conclusione che, pur non mancando al nostro interno le capacità di realizzare nuovi apparecchi ancora più belli, occorreva spostare l’attenzione dal prodotto all’utilizzatore. Per l’azienda è stato un passaggio positivo e fondamentale; abbiamo avviato una serie di progetti che hanno portato alla realizzazione di lampade in grado di segnare il tempo, come ad esempio A.l.s.o., un’idea di Carlotta de Bevilacqua, che si basa sul concetto di lampada che non faccia solo luce ma che produca anche benessere a vantaggio di chi la utilizza.

Secondo lei nel progetto di architettura la luce può essere considerata protagonista?
È senz’altro parte integrante del progetto. Purtroppo spesso riscontriamo la presenza di innumerevoli frutti/prese, vengono previsti inizialmente per capire solo in un secondo momento se e come utilizzarli. Non è corretto, nell’architettura la luce funziona se risponde alle necessità e quindi è il risultato di una corretta progettazione.

A suo parere c’è un paese in Europa che ha una maggiore sensibilità verso l’illuminazione pubblica che è parte del paesaggio urbano, arredo urbano, valorizzazione delle città e dei centri storici?
Sì, più di uno. Da noi si pensa all’illuminazione pubblica in un’ottica di sicurezza. Nel Nord Europa invece, soprattutto in Germania, esiste una cultura grandissima per le isole pedonali, ciò significa un importante ambito dell’illuminazione destinata alla vita dei cittadini.

Milano, residenza privata

Il grano non germoglia se non muore, scriveva Pasternak. Fare una lampada, una sedia, vuol dire per molti, sia per chi li crea e soprattutto per chi li acquista, pensare a un oggetto che rimane forse per sempre, un avverbio che indica la ripetizione indefinita nel tempo. Un tempo però che corre molto velocemente. È ancora possibile oggi, nella dinamica sociale, economica e produttiva, che tale continuità del prodotto abbia ancora senso se non per il mercato, almeno per noi stessi?
Artemide vive di questo. L’importanza di un prodotto non è legata alla sua durata ma al suo essere sempre rispondente ai bisogni di chi l’ha acquistato, fino a quando, appunto, non prevalga il desiderio di acquistarne un altro. Ritornando a un concetto per me fondamentale è importante avere clienti sensibili di fronte al design, alla qualità e sicurezza del prodotto, che s’innamorano di una lampada sempre rispondente alle loro necessità.

Piero Castiglioni in un’intervista a LUCE disse che per lui le categorie “progettista illuminotecnico” e “lighting designer” avevano lo stesso significato e che si considerava un elettricista nel campo della luce. Lei è designer, mentore di tanti giovani, imprenditore di successo e tra i leader più influenti a livello internazionale del made in Italy, qual è la categoria professionale in cui si trova più a suo agio, in cui si riconosce?
Sicuramente con quegli architetti che ritengono che la luce sia parte integrante del progetto, che pensano sia inutile fare architettura se poi non si riesce a scegliere luci che la facciano risaltare e che non debbano soltanto illuminare. Sono questi i soggetti nei quali mi riconosco e con cui mi piace ragionare.

Non sono pochi i giovani che vanno all’estero non solo per cercare lavoro, ma anche per studiare. Quale consiglio si sente di dare ai giovani della Scuola di Design del Politecnico di Milano, della Naba, dello IED, ecc. che della professione del design o del lighting designer vorrebbero farne un percorso di vita e professionale?
Noi sosteniamo questi giovani, siamo con loro, abbiamo stipulato dei contratti con il Politecnico di Torino, di Milano, con l’Università di Padova, con altri enti di ricerca che finanziamo tutti gli anni, offriamo borse di studio per i corsi sull’illuminazione che si svolgono a Milano Bicocca.

Avete in Artemide oltre sessanta tra tecnici e ricercatori…
È chiaro che dobbiamo avvalerci di persone qualificate; purtroppo non sono così tante e noi riserviamo loro molta attenzione. Un reparto è dedicato esclusivamente alla ricerca in continuo collegamento con il mondo delle università perché quello è l’ambito creativo. Un ambito che cerchiamo in qualche modo di finanziare e in cui crediamo molto.

In questi rapporti culturali, associativi fare sistema nel nostro Paese forse potrebbe anche voler dire mettere mano alla diversificazione delle associazioni di settore che oggi riflettono una suddivisione storica in superate aree produttive forse da reinterpretare sia per un’esigenza di maggiore forza di fronte agli stakeholder sia per i profondi cambiamenti del mercato, soprattutto per l’affermarsi delle nuove tecnologie, i LED in particolare. Cosa ne pensa? Mi riferisco ad ASSIL, Federlegno e Euroluce associazioni che potrebbero fare molto più massa…
Una situazione che si è creata quando nell’ambito del Salone del Mobile si è capito che in una casa non c’è solo un tavolino, un letto, ma vi sono anche apparecchi di illuminazione. È nata così Euroluce, che tuttavia viene poco considerata nella comunicazione relativa al Salone del Mobile e alla sua Associazione di riferimento; non hanno ancora compreso – come invece hanno fatto in modo egregio i tedeschi con Light & Building – che la luce è presente in tutti i settori e che se si vuole crescere occorre presentarsi in altro modo.

Il mondo della luce italiana è forte, però oggi è forte anche la competizione globale e pertanto anche a livello di associazioni avrebbe maggior peso fare squadra…
Sono d’accordo. Lei usa sempre la parola globale, noi con la globalità ci confrontiamo ogni giorno e dunque non ci resta molto tempo da dedicare alle logiche associative. Ci sono presidenti che passano tranquillamente da una posizione all’altra, sono sempre gli stessi, sembrano immortali, hanno somiglianze con i politici, devono esistere, però possono anche essere sostituiti.

Skydro ©Artemide

A suo parere l’età della pensione andrebbe abolita? In molte medie aziende italiane il tema del ricambio generazionale è un passaggio delicato, lei in un’intervista a Il Sole24 ore ha dichiarato: “dobbiamo avere il coraggio di dare spazio solo ai migliori, indipendentemente dai legami familiari”. È un pensiero di molti e un’azione di pochi?
Alcuni dei nostri collaboratori lavorano da anni in Artemide e adesso li dovrei mandare a casa?

Certo il mondo è fatto così. Mi hanno chiamato come vice presidente di Confindustria all’epoca di Pininfarina e ho potuto sperimentare sul posto che, a quei livelli, quando non sei più rieleggibile, la prassi è quella di trovarti un altro incarico importante affinché tu possa continuare ad esistere. Non è quindi un discorso di parentela, la questione è che siamo sempre gli stessi e passiamo da una carica all’altra. Mi hanno attribuito la presidenza del CNEL per svolgere attività di studio e ricerca ma una volta conclusosi anche questo incarico dove mi collocheranno? Personalmente propendo per l’azienda dove c’è anche molto da fare!

Molti decenni fa nelle grandi famiglie industriali si raccontava dire che il figlio intelligente andava in fabbrica, l’altro era pronto per fare vita associativa…
Se fosse solo questo, la selezione sarebbe naturale e condivisibilissima, il problema è che bisogna imparare il mestiere. Alcuni lo imparano egregiamente altri meno.

La pubblicità di Artemide crea una forte comunicazione con i lettori: lei fotografato da solo, o con i suoi collaboratori, o loro in “prima fila”. Il prodotto non è al centro, al centro ci sono uomini e donne testimoni di una storia, quella della sua azienda. È lei l’artefice di questa idea o è stata l’agenzia di pubblicità a suggerirla?
Un po’ tutte queste cose, direi che c’è un’assonanza di pensiero, di intenti e di fare con chi ci cura la comunicazione esternamente. È chiaro che la comunicazione per noi è estremamente importante e pensiamo che quella cui lei fa riferimento ben rappresenti la nostra azienda.

LUCE n. 307 – 1/2014

La cultura della luce

Fonte: Luxemozione.com

UN VIAGGIO NEL MONDO DELL’ILLUMINOTECNICA

Quanto pesa la cultura della luce? Diverse tonnellate, visti gli sforzi che sono necessari per mantenere in vita le strutture preposte alla divulgazione, scuole, corsi, blog  e siti, che hanno origine da un’unica passione che ci accomuna, quella per l’illuminazione.
Solo chi sta dietro la cattedra può sapere quanti sforzi sono impiegati, se non ci credete chiedete agli amici Matteo di Arching, e Romano Lighting now, giusto per fare due esempi, chiedete pure quante ore perse a consumarsi le dita sulla tastiera per scrivere di illuminazione, fino a notte fonda.
Dunque fare cultura ha un peso specifico notevole, soprattutto quando chi la fa non ha altro che la propria passione per la luce, che cerca di mantenere viva di giorno in giorno. Sempre pronti, sull’attenti, a scrivere di illuminazione!

Questa premessa per introdurvi ad una pubblicazione che parla di illuminazione, scritta e autoprodotta da un altro appassionato della luce, Angelo Iorio, laureato in fisica e laureando in Ingegneria Elettrica e Nucleare, oggi impiegato presso la FontanaArte, azienda storica dell’illuminazione made in Italy.

Illuminotecnica: appunti di viaggio, questo il titolo del libricino dalla copertina grigia di “sole” 150 pagine.  Uhff Il solito libro di illuminotecnica! direte voi, può essere, ma è la dimostrazione che non sono solo i grandi nomi possono fare divulgazione, basta la passione, una preparazione coi fiocchi e ovviamente la voglia di investire tempo e danaro.
Come dicevo “Appunti di Viaggio” e così è, vi troverete a leggere un ottimo libro di illuminotecnica che vi farà ri-scoprire quelle nozioni di illuminotecnica ormai stipate laggiù nell’angolo più polveroso della mente. Un viaggio  nell’illuminotecnica che parte dall’ astro fisica e si conclude con la parte più applicativa, quella delle norme.

Un libro che certo non sostituisce altre pubblicazioni di illuminotecnica di ben altra tiratura, ma che si accosta ad esse e si rivolge in particolare a coloro che per la prima volta si avvicinano al magico mondo dell’illuminazione.

Per chi fosse interessato all’acquisto segnalo il sito che distribuisce il libro LULU.com per chi invece fosse curioso di dare un’occhiata ai contenuti vi segnalo che su google books sono disponibili estratti di parte della pubblicazione.

Buona lettura e buon viaggio nel mondo dell’illuminotecnica!
alla prossima